Bellezza imperiale

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Aspettavamo con ansia il suo maestoso manifestare dell’ego in quella che sarebbe stata una giornata promettente. Dovevamo andare a caccia di ispirazione e decidere se diventare prede o cacciatori. Sarebbe stato divertente in entrambi i casi. Sarebbe stata una rivelazione oppure un disotterrare il proprio istinto animale, confondersi con la natura, giocare con i colori poi sfumarli e ammirare l’opera d’arte. Era divertente screditare lo sguardo turista apatico, era triste la totale mancanza di attenzione ai dettagli. Quella proiezione della natura incontaminata faceva pensare a un calcolo errato, voluto, premeditato. Eppure lui spiccava, si destreggiava con eleganza tra i corpi consumati dalla monotonia del cemento e quelli che si tatuavano la sua piuma in bianco e nero. E quel colore non era contemplato nel suo mondo. Nel suo regno il nero non c’entrava niente nemmeno con la notte. Nel suo regno lui difendeva ciò che era suo, ciò che era bello. Lui corteggiava. Lui veniva corteggiato.

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