Un posto incantato

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Una volta era un posto incantato quello. Succedevano cose fuori dall’ordinario, ma quasi mai ti ricordavi di esser stato lì. Ogni giorno qualcosa ti resettava la mente. Te la riempiva con ricordi originali, ma filtrati, banali, troppo semplici per essere rievocati facilmente.

Era un posto così vivo che sentivi respirare la terra sotto i piedi, le piante cambiavano forma e colore, si muovevano impercettibilmente all’andare e tornare del sole, al passaggio di ogni insetto e animale. Era tutto perfettamente in sintonia poi tu con il tuo stupore alimentavi tutto quanto, così quel posto immaginate cosa era capace di fare.

E’ che non potevi tornarci sempre. C’era qualcosa che te lo impediva, qualcosa di innocuo, magico e potente. Una pianta in grado di fare cose straordinarie. Il punto era che a lungo andare perdevi parte dei ricordi legati esclusivamente a quel posto. E non era strano. Era giusto.

Ecco, ad esempio, toccavi quei cosi e diventavi subito invisibile. Al tatto alcuni si illuminavano, altri no, altri addirittura si disintegravano. Potevano fare di tutto, e l’effetto che ne sarebbe venuto fuori dipendeva solo da te. Dal tuo stato d’animo, dalle tue intenzioni e visioni. Difficile da dimenticare.

Li strappavi e si trasformavano in veleno rendendo la loro utilità un pericolo. Un veleno in grado di uccidere il solo individuo che ha distrutto la pianta stessa, penetrava come un acido ed entrava in circolo fermando il cuore. Eppure tu eri li, in mezzo a quella pianta potenzialmente nociva, e ti godevi la luce del sole e il profumo di terra bagnata. Era pericoloso e bello da morire.

Doveva essere una ribellione, pensavano in molti, la terra che cominciava a manifestare l’odio per il suo prigioniero. Altri escludevano l’attacco optando piuttosto per una semplice azione difensiva. Ed era inutile pensare, qualcuno doveva dirlo, era inutile.

Diventavano un antidoto a giorni alterni, illuminavano vie nascoste dal cemento e inghiottivano l’arancione dei tramonti. Gli umani neanche ne conoscevano la potenza, limitandosi alle descrizioni scientifiche, apparenti, vaghe. Una scienza per altro che ha sempre fuorviato tutti quanti.

Quei cosi ti facevano diventare invisibile, come quando sei assente mentalmente o ti senti paralizzato dall’ebbrezza delle cose nuove. E ti teletrasporti in luoghi sconosciuti o semplicemente mai scoperti veramente fino in fondo. Oppure quando preghi che finisca tutto questo odio. Oppure niente. Ci sono volte in cui non c’è un motivo. Ci sono posti dove non è necessario averne uno.

Quei cosi dovevano pur avere un nome. Certo sarebbe bello ricordarselo. Ma quel posto non vuole farsi conoscere, non vuole farsi ritrovare. Eppure io lo trovavo sempre, non so come e nemmeno so il perché. Qualcosa mi voleva lì.

Era il mio posto incantato quello, la mia casa, la magia di un futuro meno violento. Mi ci buttavo e sparivo. Nessuno sapeva che ero lì. Da lì a un giorno nemmeno io me ne sarei ricordata, ma sapevo che tutto aveva un senso. E così penso che sarebbe davvero bello trovare quel posto di nuovo.

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